I giochi visti da chi li fa e li fa giocare

I giochi visti da chi li fa e li fa giocare

giovedì 14 febbraio 2013

Il torneo giusto nel posto giusto


Ieri sera, presso la Ludoteca Galliatese si è svolto il primo torneo di Carcassonne, a cui hanno partecipato ben 26 iscritti. 
Un altro torneo che ricordo con piacere è il multigame di Puerto RicoAgricola e Alta Tensione tenutosi a novembre presso i Custodi del Lago. Sicuramente più scoraggiante per via dei titoli complessi e del fatto che impegnava un'intera giornata, ha comunque raccolto 14 partecipanti.

Entrambi i tornei erano a carattere amichevole, ovvero non sanzionati da alcuna organizzazione ufficiale e si sono svolti in un'atmosfera molto piacevole.
In altre occasioni, con SlowGame, abbiamo organizzato tornei sotto l'egida della Board Game League (che ho visto nascere e dei cui organizzatori sono amico), ottenendo risultati inferiori, nonostante fossero spesso Master regionali.
Il motivo non è difficile da comprendere: il torneo ufficiale intimorisce di più: bisogna fare bella figura, bisogna giocare bene, magari arriva gente da fuori, magari è gente che chiama l'arbitro per ogni minima cosa, magari faremo una mossa che regalerà punti a qualcuno e qualcun altro ci sgriderà, ecc.
Magari, cosa da non sottovalutare, non sappiamo perfettamente le regole del gioco e nel torneo amichevole possiamo chiederle, mentre in quello ufficiale ce ne vergogniamo. 
Lo so: due esempi sono pochi per trarre conclusioni, però bastano per indurre a una riflessione. Da editore e, prima ancora, da giocatore, sono forse troppo abituato a considerare tutti gli appassionati come gamers, sempre attenti al dettaglio di ogni regola e sempre pronti a lottare su ogni punto, ma in realtà non è così. In ogni associazione ci sono i soggetti competitivi (di cui mi pregio di essere un pessimo esemplare), ma sono molti di più quelli che vogliono giocare tranquilli e rilassati solo per divertirsi e senza neanche (orrore!) voler per forza vincere. Il torneo amichevole, in questo senso, è davvero una gran bella soluzione: si gioca con i propri amici, senza eccessivi formalismi (di fatto, si ride e si scherza da un tavolo all'altro), ma con un impegno un po' maggiore del solito, fosse anche solo per vincere una medaglia ritagliata nel cartone. Si prendono in giro i propri avversari che arrivano dietro in classifica, si accampano scuse fantasiose con quelli che arrivano davanti, si insulta tutti in coro quello a cui continuano ad arrivare notifiche sul cellulare (per tutelarne la privacy lo chiamerò Paul Hetty) e, soprattutto, si impara meglio un gioco, che spesso e volentieri, come negli esempi indicati, è un gioco bello.
In sostanza, si fa associazionismo nel migliore dei modi, quindi viva i tornei amichevoli e la loro spensieratezza :)

PS: Questo post sembra forse banale e per qualcuno sarà senz'altro la scoperta dell'acqua calda, ma come è successo a me in prima persona, forse anche ad altri può succedere di essere troppo addentro al mondo ludico classico per rendersi conto che l'evento organizzato in modo "leggero" possa essere la scelta migliore per fare quello che davvero ci interessa: divertirci coi nostri amici.

PPS: Nel torneo di Carcassonne sono arrivato quarto e in quello multigame quinto. Ovviamente se li avessi vinti sarebbe stata la prima cosa che avrei scritto all'inizio del post ;)

5 commenti:

  1. Il torneo spensierato credo che sia un giusto step da superare di tanto in tanto all'interno di un gruppo ludico.
    L'intento primario di questa Carcassonnata era quello di permettere a tutti di conoscersi: spesso i tavoli sono fatti sempre tra le persone che si conoscono già e la timidezza o la pigrizia regnano sovrane.
    In questo modo la scusa è bella e pronta.
    Inoltre c'è il gusto di "giocare bene" senza le distrazioni di una serata normale per chi lo cerca, e allo stesso tempo, come giustamente facevi notare, la "non competitività" rende gustosa la partecipazione anche a chi non ha nessuna spinta (?possibile?) a vincere.
    Per come l'abbiamo pensata, ritengo che l'obiettivo della Ludoteca debba essere l'aggregazione delle persone e la diffusione della cultura ludica nell'accezione educativa del termine.

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  2. Sì, nel caso di ieri sera è stato anche bello giocare con persone con cui avevo avuto molto poco a che fare, in precedenza. Però mi sono trovato altrettanto bene anche a Verbania giocando con i volti ben noti.
    Secondo me è proprio una questione di clima, che è proprio quello adatto per far crescere qualcosa di divertente.
    Poi i singoli giocatori che volessero evolversi andando a fare tornei ufficiali sono liberissimi di farlo :)

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  3. Io CREDO fermamente che il gioco sia prima di tutto DIVERTIMENTO ed AGGREGAZIONE; bisogna sempre differenziare bene il gioco spensierato (che è soprattutto educativo e rilassante) dalla competizione (che snatura il lato divertente del gioco - due giocatori professionisti di scacchi NON si stanno assolutamente divertendo durante una partita ad un torneo, sono in estrema competizione, mentre invece altri milioni di persone normali che GIOCANO allo stesso gioco nello stesso momento si divertono e ne godono appieno!-). Quando Marco mi ha chiesto di aiutarlo ad organizzare questo torneo "easy" a scopo aggregativo non ho esitato un istante a spalleggiarlo! L'aggregazione ed il divertimento sono l'anima dei giochi!

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  4. Beh, io di tornei di scacchi ne ho fatti parecchi e secondo me è una forma di divertimento anche quella... Però convengo che sia molto, molto diverso, e per gli scopi che ci prefiggiamo noi sia senz'altro da preferire la formula di ieri sera.

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  5. Sono divertimenti diversi, io me la godo l'atmosfera tesa (ma non troppo) del torneo, anche ufficiale!!
    Mi rendo conto che le diciture Master o Challenge siano un po' indigeste per alcuni e scoraggino i meno competitivi

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